“Il cinema horror splatter italiano è tornato, con effetti speciali artigianali che sembrano provenire dagli anni ’80 di Raimi, Carpenter, Yuzna, Ching Siu-tung e compagnia militante.
L’autarchico Sfascia, già regista di I REC U mette in scena un’apocalisse pop travolgente e demenziale, ricca di inaspettati momenti melodrammatici e toccanti” Future Film Festival
“Raro (unico, in Italia) esempio di film dell’orrore indipendente in cui comico e parodico tengono, trovano una misura (demente il giusto, e dunque intelligente) e non s’abbandonano al facile trash.” – Giulio Sangiorgio Film Tv
“Tornano dunque gli zombie-alieni dalla testa di zucca, tornano i fluidi mortali che corrodono la carne – puro pus underground! – e trasformano in mostri chi, del resto, anche nella quotidianità non fa che comportarsi come tale. Tornano gli scontri epici in stile manga a suon di nipponici raggi luminosi, e insieme a tutto questo ben di Dio arrivano per la prima volta anche le streghe, presenze femminee di natura ancestrale, la cui piccola aggiunta basta a irrobustire la lettura finale del film.” – Riccardo Bellini Pointblank
“Momenti esilaranti, drammatici e spaventosi, in perfetta coesistenza, arricchiscono il film. Personaggi della più varia natura e carattere lo adornano. Mostri indimenticabili (per psicologia e design) reggono il ruolo degli antagonisti.
E, come avveniva nel precedente I REC U, la dura e drammatica realtà non manca di trovare una breccia per inoltrarsi magnificamente in questo mondo di modellini e di trucco prostetico.”-Marco Moroni The McGuffin
“calibrando ancor meglio la filosofia di fondo – il pastiche utilizzato non solo per meticciare i generi, dall’horror alla commedia romantica allo sci-fi, ma anche per trovare una continua via di mezzo tra il divertissement anche volutamente grossolano e lo sfruttamento mai retorico o semplicistico del registro patetico – Sfascia pone la firma in calce a una vera e propria piccola gemma.”-Raffaele Meale Quinlan.it
“Del resto è proprio nella satira più piccante e politicamente scorretta che Sfascia lancia in faccia a ogni ipocrisia e perbenismo senza mai risparmiare nessuno che StellaStrega trova i suoi istanti più irrefrenabilmente spassosi.” – Marco Romagna Cinelapsus.com
Ci si stupisce di nuovo, così come era successo con la visione del film precedente, della compattezza di un lavoro con tali e tante influenze, di un anarchismo visivo che il regista riesce a incanalare e dosare al meglio, della capacità di divertire e tenere alto il ritmo con un plot di partenza tanto basilare. Un plot in cui tuttavia si annidano – di nuovo, e meglio che in Alienween – quelle schegge di melò che la sceneggiatura dissemina dapprima quasi casualmente, poi con sempre maggior convinzione, in flashback sapientemente gestiti e montati che nascondono un segreto e un amore che solo ad andarci con la mente fa male. Forse anche più male di una spruzzata di liquido alieno in faccia. -Marco Minniti Absury Movies
Sperimentale e non sense, spettrale e tetro nell’apocalittico finale, il film manifesta nel suo avanzare una scatenata visionarietà tanto che il cotè degli effetti speciali sembra essere lo stesso del cult Hausu di Nobuhiko Obayashi. Una girandola di irrefrenabile febbre di inventiva splatter ed effettistica fatta in casa. Stella Strega è in Italia lo stato dell’arte per il genere horror/sci fi a basso budget. Un inno d’amore al cinema artigianale, fatto con grande passione e gusto estetico. -Toni Cazzato Paperstreet.it
StellaStrega è stato inserito da Film Tv nella top 10 dei film non usciti in sala del 2018.
Il film è caratterizzato da un approccio totalmente artigianale che non nasconde il trucco e l’effetto in nessun modo e anzi mette in primo piano pupazzi, modellini, marionette ed effetti ottici realizzati con sovrapposizioni di luci, fiamme e fumi colorati, amalgamati grazie ad una coerenza visiva che viene principalmente dal disegno e dall’animazione.
è un film in continua mutazione, dal grottesco al melodrammatico, dalla bassezza umana di cui ridere amaramente fino alle scelte difficili per cui soffrire dolcemente, un film in cui certi archetipi dell’horror si trasfigurano in stilizzazioni che guardano agli anime orientali.